mercoledì 15 febbraio 2012

Dimotikò e laikò tragudi

Testo di Ilias Petropoulos, tratto e tradotto dal libro Rebetika tragoudia, prima edizione del 1968, Atene.
Fin dal I secolo, il termine tragodia significa canto. Non è stato Zampeliòs (Spyridon Zampelios,1815-1881, storico e scrittore greco) ma Stilpon Kiriakidis ( Stilpon Kiriakidis: 1887- 1964 , storico e laografo folclorista) che ha mostrato quando il termine “tragedia” ha cambiato significato. Fino al 1950 il popolo greco ha creato e cantato canzoni d’amore in modo spontaneo. Dopo è stato difficile proseguire con  la composizione di melodie popolari di ogni forma, come nei periodi precedenti . La distinzione tra dimotikò e rebetiko  diventa comprensibile con la spiegazione dei ter­mini dimotikò e laikò. Comunemente accettate sono le seguenti definizioni: dimotikò tragudi (chançon folklorique) è la canzone popolare delle campagne, composta durante il feudalesimo, mentre laikò (chançon populaire) è la nuova canzone del popolo delle città. Precisamente, per la Grecia, dimotikà sono tutte le canzoni del popolo greco composte fino al 1821, mentre laikà sono le più recenti canzoni delle città, le serenate e i rebetika. Il rebetiko deriva, come forma e contenuto, dalle rime e dalle madinades (canti cretesi). La sua sostanza è l’“eros”, l’amore. Un amore vissuto sotto particolari condizioni, che sposta necessariamente il peso verso il contesto sociale. Il dimotikò descrive ambiente, vestiti, paesaggi. Il rebetiko descrive i senti­menti. Se l’asse del dimotikò è: eros – natura - ribelli (kleftes) – ottimismo – morte, quello del rebetiko segue la linea: eros – madre – rimpianto – povertà.  Il dimotikò tragudi, certe volte, aveva dei bersagli (i turchi, i benestanti, i monaci) finalità e missione precisa.
Il rebetiko tragudi è misura di una realtà triste, che si esprime durante la festa, con poche parole. Luogo di riferimento dei dimotikà sono i monti Agrafa. La prima parola o il primo verso di molti rebetika, spesso esprime molta amarezza. Si può dire che poca influenza hanno avuto sui rebetica le fiabe popolari. La scelta tra il Bene o il Male (frequente nei rebetica) forse è un elemento delle favole. Qualcosa di fiabesco c’è nella canzone di Tsitsanis “Htizun ke gremizun kastra” (costruiscono e demoliscono castelli). Comunque sembra che i rebetes prendano gli elementi fiabeschi fuori dalla Grecia, poiché i pochi elementi che troviamo nelle loro canzoni si trovano nei rebetika dell’Anatolia.

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