mercoledì 21 settembre 2011

Il linguaggio del maghas: kutsavakika

  Testo di Ilias Petropoulos, tratto e tradotto dal libro Rebetika tragoudia, prima edizione del 1968, Atene.
Il linguaggio del maghas: kutsavakika

Molto presto, alcune classi di greci hanno creato linguaggi separati. L’ipocosmo ha avuto il suo argot con molti sottolinguaggi. I ladri parlano in un modo, i papatzides (chi fa il gioco delle tre carte) in un altro. I maghes parlano kutsavakika, come gli effeminati parlano i kaliardà (1). In tempi passati le maestranze edili della Macedonia ovest avevano il loro linguaggio. Gli usurai (kompoianites) comunicavano tra di loro e con i loro aiutanti con il loro idioma (korakistika). Nel 1951 è uscito un Dizionario della piazza (Kapetanakis, Vrasidas, To lexiko tis piatsas, Atene, 1951) ma migliore era il glossario che accompagnava il “Tubeki” di Petros Pikros (2).


L’argot è fenomeno universale. La difesa, la separatezza, la marginalizzazione portano alla sua creazione. Victor Hugo dedica all’argot francese un intero capitolo dei Miserabili. Molte cose interessanti sull’argot dice anche Lombroso. Certi termini dell’argot spagnolo del tempo, spiega Cervantes nel XXII capitolo di Don Chisciotte. I kutsavakika sono composti di parole greche, turche, slave, italiane o anche di parole ecomime­tiche. I kutsavakika non sono un linguaggio stabile. I termini cambiano continuamente così i “nemici” non riescono a capire il vero significato delle parole. Così si spiegano i molti sinonimi. Il narghilé si dice lulàs, thanasis, gurgus. L’hashish è conosciuto come mavri (nero), melahrini (mora), Damira, spa­gani (da Ispahan in Persia) (3), Brussalidiko (di Prussa in Turchia), tzura, hasan-kefi. Nei kutsavakika molte parole hanno differenti significati. Così tubekì significa (in base allo stile del parlante o del contesto) tabacco, silenzio, hashish, taci, e duzeni significa “gioia festaiola” o “accordamento del buzuki”. Nei canti rebetika non ci sono molte parole o frasi appartenenti all’argot. Forse Tsitsanis ha introdotto molti termini nelle sue canzo­ni. Certe parole ed espressioni dell’argot sono passate nella lingua quotidiana. Nei dimotikà esistono un po’ di parole che oggi usano i rebetes. Il verbo “saltaro” esiste in una canzone di Terisso in Calcidica, che si riferisce alla battaglia navale di Koroni e a Lambros Katsonis (4) (1792).

E in altre canzoni le parole: derben­derisa(disordinata, instabile), asikis(uomo fiero), hartziliki(mancia, paghetta), an lahi(se capita), marjioliko(grazioso), daithes(uomini coraggiosi e prepotenti), marjiolissa(graziosa), re(termine esclamativo), gustaro(mi piace), bekriliki(sbornia). Molto interessanti sono i termini che usano i rebetes per riferirsi a se stessi: tsakalia (sciacalli), skili (cane), skilos,skila viene riferita alle persone odiose (“nemico”, “matrigna”). Alla fine la parola turca rebetis (ataktos, alaniaris), forse non va confusa con il termine, di provenienza veneta, rebelos (ribelle)
.

1) Kaliardà: linguaggio degli omosessuali, descritto da Petropoulos nel libro “Ta kaliardà”, 1969, censurato e per il quale venne accusato di pornografia dalla giunta militare. I kaliardà è un idioma degli omosessuali comparso negli anni °40 e creato dalla necessità di avere un linguaggio e un codice di comunicazione tra loro, senza essere compresi dal contesto ostile che prevaleva allora. I kaliardà si sono sviluppati nel corso degli anni, hanno acquisito desinenze greche e influenze dal turco , francese e italiano

2) Pètros Pikròs, nato a Istanbul nel 1896, morì nel 1956. Fin dalla tenera età si trasferisce con la famiglia in Svizzera. Pseudonimo letterario di Pietro Genaròpoulos. Ha studiato medicina in Francia e Germania. Nel 1920 giunse ad Atene, dove ha lavorato nel giornalismo su quotidiani e riviste. Ha scritto testi di letteratura per bambini ed è stato ispiratore delle riviste “Protoporoi” e "Nea Zoi". Nei suoi scritti vi è una simpatia per la posizione tragica degli emarginati della società, creati dal sistema di sfruttamento. Naturalista in letteratura, sui modelli di Emile Zola e Maxim Gorkij, fa emergere dall’ oscurità il sottoproletariato del suo tempo. I suoi eroi sono umili e di nessuna considerazione che si gettano nel vortice delle grandi città per cercare di sopravvivere, dimenticando il loro passato e un futuro incerto. Con un linguaggio semplice, naturale e fluido, dà voce alle prostitute, gli sfruttatori, i meschini, i senzatetto, detenuti, tossicodipendenti, persone affette da tubercolosi e malattie veneree.
Sue opere
Chamena kormià, 1922, Corpi perduti
Sa tha ghinume anthropoi, 1924 Quando diventeremo uomini
O anthropos pu echase ton eafto tu, 1928 L'uomo che ha perso se stesso
Toumpeki, 1927

3) Brussalidiko: hashish prodotto nella citta di Brussa, oggi Bursa (anticamente Prusa), situata a sud del mar di Marmara. Spagani: hashish prodotto nella città iraniana di Ispahan o Isfahan

4) Lambros Katsonis ( 1752 - 1804 ) è stato un ammiraglio greco della marina russa, cavaliere e eroe del movimento di liberazione nel 1787 . Nel 1774 è entrato come ufficiale nel battaglione greco dell'esercito russo, dove raggiunse il grado di capitano. Con l'inizio della guerra russo-turca nel 1787 , si recò a Trieste , dove ha ricevuto dai Greci che vivevano lì alcune navi e cominciò con le incursioni e gli attacchi contro la Turchia nel Mar Ionio.

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